Politici e informatici intendono lanciare un’iniziativa al fine di bloccare per almeno 5 anni l’e-voting Secondo un comitato interpartitico il voto online non è ancora abbastanza sicuro e metterebbe in pericolo la democrazia elvetica
laRegione / 26 Jan. 2019 / Ats/Bare
Il voto elettronico non è sicuro. E di conseguenza non deve essere adottato, per il momento, a livello nazionale. Lo sostengono informatici e politici, sia di destra, sia di sinistra, che ieri hanno presentato un’iniziativa popolare che mira a introdurre una moratoria sull’e-voting. Secondo un comitato interpartitico, presieduto dal consigliere nazionale Franz Grüter (Udc/Lu), il voto elettronico è un pericolo per la democrazia. Per i promotori dell’iniziativa, che dovrebbe essere ufficialmente lanciata a metà febbraio, l’e-voting va quindi proibito almeno per cinque anni. Il Parlamento potrà in seguito revocare il divieto, ma solo quando il voto elettronico sarà protetto da manipolazioni almeno tanto quanto quello tradizionale alle urne. In particolare, gli elettori devono poter verificare le fasi principali del voto anche senza disporre di particolari competenze, deve essere possibile determinare la vera volontà dei cittadini e infine i conteggi devono essere affidabili. Attualmente queste condizioni non sono ancora soddisfatte, ha dichiarato Grüter. A dimostrazione di ciò, gli hacker di Chaos Computer Club Switzerland (Ccc-Ch) hanno citato l’esempio di Ginevra, dove sono riusciti a violare il sistema di e-voting. Lo scorso novembre il Cantone aveva annunciato che non avrebbe proseguito con lo sviluppo del suo sistema, ma a causa dei costi elevati e non dei problemi di sicurezza emersi. Per Grüter, però, questo caso dimostra che il rischio di manipolazioni in occasione di votazioni o elezione è alto. Chiaramente è possibile imbrogliare anche votando per corrispondenza, ha dal canto suo affermato lo specialista informatico nonché consigliere nazionale Balthasar Glättli (Verdi/Zh), ma nel voto elettronico è molto più facile effettuare attacchi su larga scala. E questo minerebbe la fondamentale fiducia nella democrazia. Secondo l’ex consigliere nazionale socialista Jean Christophe Schwaab (Vd), il voto elettronico porterebbe anche a un minor controllo democratico: a contare i voti non saranno più semplici cittadini come lui. Bisognerà quindi fidarsi ciecamente di pochi esperti addetti alla conta. Inoltre, vi sono aziende private che offrono questi sistemi e di conseguenza sussiste una minaccia di privatizzazione del processo. Il fatto che l’e-banking funzioni e sia molto diffuso, non tranquillizza i promotori dell’iniziativa: in caso di attacchi informatici, la banca rileva delle anomalie e i clienti constatano la mancanza di soldi sul conto, ha sostenuto la granconsigliera zurighese Prisca Koller (Plr). In caso di manipolazioni del voto elettronico nessuno si accorgerebbe del danno subito. Un attacco hacker nuocerebbe quindi all’intera società, e non solo alla banca o al suo cliente, ha aggiunto. Stando ai promotori dell’iniziativa, diversi Stati europei hanno rinunciato completamente al loro sistema di voto elettronico. Oltre alla vulnerabilità, è infatti emerso che l’e-voting non aumenta la partecipazione al voto, neppure quella dei giovani. Inoltre, il voto non viene semplificato visto che è ancora necessario spedire una busta: l’intero processo viene comunque effettuato su carta e i costi sono elevati. In Svizzera il voto elettronico è attualmente possibile in via sperimentale in dieci cantoni. Secondo la Cancelleria federale, in oltre 300 votazioni su un periodo di 15 anni, non sono stati riscontrati problemi sostanziali. L’e-voting è quindi sicuro (cfr. articolo sotto). In dicembre il Consiglio federale ha infatti avviato una procedura di consultazione per una modifica della legge federale sui diritti politici allo scopo di offrire a tutti i cittadini questa possibilità, che si aggiungerà al voto alle urne e per corrispondenza. Tutti i tentativi di fermare tale introduzione sono falliti, per questo il comitato ha deciso di lanciare l’iniziativa. I promotori avrebbero anche potuto attendere i risultati della consultazione e se necessario lanciare il referendum, ma questo non impedirebbe gli attuali test, hanno spiegato. La raccolta delle firme inizierà non appena 10’000 cittadini si saranno detti disposti a raccogliere cinque firme ciascuno.
Il voto elettronico non è sicuro. E di conseguenza non deve essere adottato, per il momento, a livello nazionale. Lo sostengono informatici e politici, sia di destra, sia di sinistra, che ieri hanno presentato un’iniziativa popolare che mira a introdurre una moratoria sull’e-voting. Secondo un comitato interpartitico, presieduto dal consigliere nazionale Franz Grüter (Udc/Lu), il voto elettronico è un pericolo per la democrazia. Per i promotori dell’iniziativa, che dovrebbe essere ufficialmente lanciata a metà febbraio, l’e-voting va quindi proibito almeno per cinque anni. Il Parlamento potrà in seguito revocare il divieto, ma solo quando il voto elettronico sarà protetto da manipolazioni almeno tanto quanto quello tradizionale alle urne. In particolare, gli elettori devono poter verificare le fasi principali del voto anche senza disporre di particolari competenze, deve essere possibile determinare la vera volontà dei cittadini e infine i conteggi devono essere affidabili. Attualmente queste condizioni non sono ancora soddisfatte, ha dichiarato Grüter. A dimostrazione di ciò, gli hacker di Chaos Computer Club Switzerland (Ccc-Ch) hanno citato l’esempio di Ginevra, dove sono riusciti a violare il sistema di e-voting. Lo scorso novembre il Cantone aveva annunciato che non avrebbe proseguito con lo sviluppo del suo sistema, ma a causa dei costi elevati e non dei problemi di sicurezza emersi. Per Grüter, però, questo caso dimostra che il rischio di manipolazioni in occasione di votazioni o elezione è alto. Chiaramente è possibile imbrogliare anche votando per corrispondenza, ha dal canto suo affermato lo specialista informatico nonché consigliere nazionale Balthasar Glättli (Verdi/Zh), ma nel voto elettronico è molto più facile effettuare attacchi su larga scala. E questo minerebbe la fondamentale fiducia nella democrazia. Secondo l’ex consigliere nazionale socialista Jean Christophe Schwaab (Vd), il voto elettronico porterebbe anche a un minor controllo democratico: a contare i voti non saranno più semplici cittadini come lui. Bisognerà quindi fidarsi ciecamente di pochi esperti addetti alla conta. Inoltre, vi sono aziende private che offrono questi sistemi e di conseguenza sussiste una minaccia di privatizzazione del processo. Il fatto che l’e-banking funzioni e sia molto diffuso, non tranquillizza i promotori dell’iniziativa: in caso di attacchi informatici, la banca rileva delle anomalie e i clienti constatano la mancanza di soldi sul conto, ha sostenuto la granconsigliera zurighese Prisca Koller (Plr). In caso di manipolazioni del voto elettronico nessuno si accorgerebbe del danno subito. Un attacco hacker nuocerebbe quindi all’intera società, e non solo alla banca o al suo cliente, ha aggiunto. Stando ai promotori dell’iniziativa, diversi Stati europei hanno rinunciato completamente al loro sistema di voto elettronico. Oltre alla vulnerabilità, è infatti emerso che l’e-voting non aumenta la partecipazione al voto, neppure quella dei giovani. Inoltre, il voto non viene semplificato visto che è ancora necessario spedire una busta: l’intero processo viene comunque effettuato su carta e i costi sono elevati. In Svizzera il voto elettronico è attualmente possibile in via sperimentale in dieci cantoni. Secondo la Cancelleria federale, in oltre 300 votazioni su un periodo di 15 anni, non sono stati riscontrati problemi sostanziali. L’e-voting è quindi sicuro (cfr. articolo sotto). In dicembre il Consiglio federale ha infatti avviato una procedura di consultazione per una modifica della legge federale sui diritti politici allo scopo di offrire a tutti i cittadini questa possibilità, che si aggiungerà al voto alle urne e per corrispondenza. Tutti i tentativi di fermare tale introduzione sono falliti, per questo il comitato ha deciso di lanciare l’iniziativa. I promotori avrebbero anche potuto attendere i risultati della consultazione e se necessario lanciare il referendum, ma questo non impedirebbe gli attuali test, hanno spiegato. La raccolta delle firme inizierà non appena 10’000 cittadini si saranno detti disposti a raccogliere cinque firme ciascuno.
Il voto elettronico non è sicuro. E di conseguenza non deve essere adottato, per il momento, a livello nazionale. Lo sostengono informatici e politici, sia di destra, sia di sinistra, che ieri hanno presentato un’iniziativa popolare che mira a introdurre una moratoria sull’e-voting. Secondo un comitato interpartitico, presieduto dal consigliere nazionale Franz Grüter (Udc/Lu), il voto elettronico è un pericolo per la democrazia. Per i promotori dell’iniziativa, che dovrebbe essere ufficialmente lanciata a metà febbraio, l’e-voting va quindi proibito almeno per cinque anni. Il Parlamento potrà in seguito revocare il divieto, ma solo quando il voto elettronico sarà protetto da manipolazioni almeno tanto quanto quello tradizionale alle urne. In particolare, gli elettori devono poter verificare le fasi principali del voto anche senza disporre di particolari competenze, deve essere possibile determinare la vera volontà dei cittadini e infine i conteggi devono essere affidabili. Attualmente queste condizioni non sono ancora soddisfatte, ha dichiarato Grüter. A dimostrazione di ciò, gli hacker di Chaos Computer Club Switzerland (Ccc-Ch) hanno citato l’esempio di Ginevra, dove sono riusciti a violare il sistema di e-voting. Lo scorso novembre il Cantone aveva annunciato che non avrebbe proseguito con lo sviluppo del suo sistema, ma a causa dei costi elevati e non dei problemi di sicurezza emersi. Per Grüter, però, questo caso dimostra che il rischio di manipolazioni in occasione di votazioni o elezione è alto. Chiaramente è possibile imbrogliare anche votando per corrispondenza, ha dal canto suo affermato lo specialista informatico nonché consigliere nazionale Balthasar Glättli (Verdi/Zh), ma nel voto elettronico è molto più facile effettuare attacchi su larga scala. E questo minerebbe la fondamentale fiducia nella democrazia. Secondo l’ex consigliere nazionale socialista Jean Christophe Schwaab (Vd), il voto elettronico porterebbe anche a un minor controllo democratico: a contare i voti non saranno più semplici cittadini come lui. Bisognerà quindi fidarsi ciecamente di pochi esperti addetti alla conta. Inoltre, vi sono aziende private che offrono questi sistemi e di conseguenza sussiste una minaccia di privatizzazione del processo. Il fatto che l’e-banking funzioni e sia molto diffuso, non tranquillizza i promotori dell’iniziativa: in caso di attacchi informatici, la banca rileva delle anomalie e i clienti constatano la mancanza di soldi sul conto, ha sostenuto la granconsigliera zurighese Prisca Koller (Plr). In caso di manipolazioni del voto elettronico nessuno si accorgerebbe del danno subito. Un attacco hacker nuocerebbe quindi all’intera società, e non solo alla banca o al suo cliente, ha aggiunto. Stando ai promotori dell’iniziativa, diversi Stati europei hanno rinunciato completamente al loro sistema di voto elettronico. Oltre alla vulnerabilità, è infatti emerso che l’e-voting non aumenta la partecipazione al voto, neppure quella dei giovani. Inoltre, il voto non viene semplificato visto che è ancora necessario spedire una busta: l’intero processo viene comunque effettuato su carta e i costi sono elevati. In Svizzera il voto elettronico è attualmente possibile in via sperimentale in dieci cantoni. Secondo la Cancelleria federale, in oltre 300 votazioni su un periodo di 15 anni, non sono stati riscontrati problemi sostanziali. L’e-voting è quindi sicuro (cfr. articolo sotto). In dicembre il Consiglio federale ha infatti avviato una procedura di consultazione per una modifica della legge federale sui diritti politici allo scopo di offrire a tutti i cittadini questa possibilità, che si aggiungerà al voto alle urne e per corrispondenza. Tutti i tentativi di fermare tale introduzione sono falliti, per questo il comitato ha deciso di lanciare l’iniziativa. I promotori avrebbero anche potuto attendere i risultati della consultazione e se necessario lanciare il referendum, ma questo non impedirebbe gli attuali test, hanno spiegato. La raccolta delle firme inizierà non appena 10’000 cittadini si saranno detti disposti a raccogliere cinque firme ciascuno.
Il voto elettronico non è sicuro. E di conseguenza non deve essere adottato, per il momento, a livello nazionale. Lo sostengono informatici e politici, sia di destra, sia di sinistra, che ieri hanno presentato un’iniziativa popolare che mira a introdurre una moratoria sull’e-voting. Secondo un comitato interpartitico, presieduto dal consigliere nazionale Franz Grüter (Udc/Lu), il voto elettronico è un pericolo per la democrazia. Per i promotori dell’iniziativa, che dovrebbe essere ufficialmente lanciata a metà febbraio, l’e-voting va quindi proibito almeno per cinque anni. Il Parlamento potrà in seguito revocare il divieto, ma solo quando il voto elettronico sarà protetto da manipolazioni almeno tanto quanto quello tradizionale alle urne. In particolare, gli elettori devono poter verificare le fasi principali del voto anche senza disporre di particolari competenze, deve essere possibile determinare la vera volontà dei cittadini e infine i conteggi devono essere affidabili. Attualmente queste condizioni non sono ancora soddisfatte, ha dichiarato Grüter. A dimostrazione di ciò, gli hacker di Chaos Computer Club Switzerland (Ccc-Ch) hanno citato l’esempio di Ginevra, dove sono riusciti a violare il sistema di e-voting. Lo scorso novembre il Cantone aveva annunciato che non avrebbe proseguito con lo sviluppo del suo sistema, ma a causa dei costi elevati e non dei problemi di sicurezza emersi. Per Grüter, però, questo caso dimostra che il rischio di manipolazioni in occasione di votazioni o elezione è alto. Chiaramente è possibile imbrogliare anche votando per corrispondenza, ha dal canto suo affermato lo specialista informatico nonché consigliere nazionale Balthasar Glättli (Verdi/Zh), ma nel voto elettronico è molto più facile effettuare attacchi su larga scala. E questo minerebbe la fondamentale fiducia nella democrazia. Secondo l’ex consigliere nazionale socialista Jean Christophe Schwaab (Vd), il voto elettronico porterebbe anche a un minor controllo democratico: a contare i voti non saranno più semplici cittadini come lui. Bisognerà quindi fidarsi ciecamente di pochi esperti addetti alla conta. Inoltre, vi sono aziende private che offrono questi sistemi e di conseguenza sussiste una minaccia di privatizzazione del processo. Il fatto che l’e-banking funzioni e sia molto diffuso, non tranquillizza i promotori dell’iniziativa: in caso di attacchi informatici, la banca rileva delle anomalie e i clienti constatano la mancanza di soldi sul conto, ha sostenuto la granconsigliera zurighese Prisca Koller (Plr). In caso di manipolazioni del voto elettronico nessuno si accorgerebbe del danno subito. Un attacco hacker nuocerebbe quindi all’intera società, e non solo alla banca o al suo cliente, ha aggiunto. Stando ai promotori dell’iniziativa, diversi Stati europei hanno rinunciato completamente al loro sistema di voto elettronico. Oltre alla vulnerabilità, è infatti emerso che l’e-voting non aumenta la partecipazione al voto, neppure quella dei giovani. Inoltre, il voto non viene semplificato visto che è ancora necessario spedire una busta: l’intero processo viene comunque effettuato su carta e i costi sono elevati. In Svizzera il voto elettronico è attualmente possibile in via sperimentale in dieci cantoni. Secondo la Cancelleria federale, in oltre 300 votazioni su un periodo di 15 anni, non sono stati riscontrati problemi sostanziali. L’e-voting è quindi sicuro (cfr. articolo sotto). In dicembre il Consiglio federale ha infatti avviato una procedura di consultazione per una modifica della legge federale sui diritti politici allo scopo di offrire a tutti i cittadini questa possibilità, che si aggiungerà al voto alle urne e per corrispondenza. Tutti i tentativi di fermare tale introduzione sono falliti, per questo il comitato ha deciso di lanciare l’iniziativa. I promotori avrebbero anche potuto attendere i risultati della consultazione e se necessario lanciare il referendum, ma questo non impedirebbe gli attuali test, hanno spiegato. La raccolta delle firme inizierà non appena 10’000 cittadini si saranno detti disposti a raccogliere cinque firme ciascuno.
Il voto elettronico non è sicuro. E di conseguenza non deve essere adottato, per il momento, a livello nazionale. Lo sostengono informatici e politici, sia di destra, sia di sinistra, che ieri hanno presentato un’iniziativa popolare che mira a introdurre una moratoria sull’e-voting. Secondo un comitato interpartitico, presieduto dal consigliere nazionale Franz Grüter (Udc/Lu), il voto elettronico è un pericolo per la democrazia. Per i promotori dell’iniziativa, che dovrebbe essere ufficialmente lanciata a metà febbraio, l’e-voting va quindi proibito almeno per cinque anni. Il Parlamento potrà in seguito revocare il divieto, ma solo quando il voto elettronico sarà protetto da manipolazioni almeno tanto quanto quello tradizionale alle urne. In particolare, gli elettori devono poter verificare le fasi principali del voto anche senza disporre di particolari competenze, deve essere possibile determinare la vera volontà dei cittadini e infine i conteggi devono essere affidabili. Attualmente queste condizioni non sono ancora soddisfatte, ha dichiarato Grüter. A dimostrazione di ciò, gli hacker di Chaos Computer Club Switzerland (Ccc-Ch) hanno citato l’esempio di Ginevra, dove sono riusciti a violare il sistema di e-voting. Lo scorso novembre il Cantone aveva annunciato che non avrebbe proseguito con lo sviluppo del suo sistema, ma a causa dei costi elevati e non dei problemi di sicurezza emersi. Per Grüter, però, questo caso dimostra che il rischio di manipolazioni in occasione di votazioni o elezione è alto. Chiaramente è possibile imbrogliare anche votando per corrispondenza, ha dal canto suo affermato lo specialista informatico nonché consigliere nazionale Balthasar Glättli (Verdi/Zh), ma nel voto elettronico è molto più facile effettuare attacchi su larga scala. E questo minerebbe la fondamentale fiducia nella democrazia. Secondo l’ex consigliere nazionale socialista Jean Christophe Schwaab (Vd), il voto elettronico porterebbe anche a un minor controllo democratico: a contare i voti non saranno più semplici cittadini come lui. Bisognerà quindi fidarsi ciecamente di pochi esperti addetti alla conta. Inoltre, vi sono aziende private che offrono questi sistemi e di conseguenza sussiste una minaccia di privatizzazione del processo. Il fatto che l’e-banking funzioni e sia molto diffuso, non tranquillizza i promotori dell’iniziativa: in caso di attacchi informatici, la banca rileva delle anomalie e i clienti constatano la mancanza di soldi sul conto, ha sostenuto la granconsigliera zurighese Prisca Koller (Plr). In caso di manipolazioni del voto elettronico nessuno si accorgerebbe del danno subito. Un attacco hacker nuocerebbe quindi all’intera società, e non solo alla banca o al suo cliente, ha aggiunto. Stando ai promotori dell’iniziativa, diversi Stati europei hanno rinunciato completamente al loro sistema di voto elettronico. Oltre alla vulnerabilità, è infatti emerso che l’e-voting non aumenta la partecipazione al voto, neppure quella dei giovani. Inoltre, il voto non viene semplificato visto che è ancora necessario spedire una busta: l’intero processo viene comunque effettuato su carta e i costi sono elevati. In Svizzera il voto elettronico è attualmente possibile in via sperimentale in dieci cantoni. Secondo la Cancelleria federale, in oltre 300 votazioni su un periodo di 15 anni, non sono stati riscontrati problemi sostanziali. L’e-voting è quindi sicuro (cfr. articolo sotto). In dicembre il Consiglio federale ha infatti avviato una procedura di consultazione per una modifica della legge federale sui diritti politici allo scopo di offrire a tutti i cittadini questa possibilità, che si aggiungerà al voto alle urne e per corrispondenza. Tutti i tentativi di fermare tale introduzione sono falliti, per questo il comitato ha deciso di lanciare l’iniziativa. I promotori avrebbero anche potuto attendere i risultati della consultazione e se necessario lanciare il referendum, ma questo non impedirebbe gli attuali test, hanno spiegato. La raccolta delle firme inizierà non appena 10’000 cittadini si saranno detti disposti a raccogliere cinque firme ciascuno.
0 comments on “Voto elettronico sotto attacco”