LA MOZIONE SUL VOTO ELETTRONICO

I diritti civili e i diritti politici evolvono in qualità, numero e tipologia. Le globalizzazioni economiche sono causa ed effetto dell’evoluzione dei Diritti. Gli Stati-nazione non sono più sufficienti né a sostenere il Diritto né a tutelare lo Stato di Diritto. In prima persona o attraverso i propri rappresentanti, i cittadini sono chiamati ad agire nei processi transnazionali della democrazia per salvaguardare o innovare le istituzioni.

La democrazia si fonda su un principio esclusivo e inalienabile: i suoi processi devono essere pubblici. Ogni cittadino, pur non possedendo competenze specialistiche, deve avere la possibilità di verificare e controllare processi, metodi e risultati. Ciò è vero in primo luogo nell’atto più basilare e decisivo della democrazia, che è l’atto elettorale.

Dal 1998 la Germania ha sperimentato con soddisfazione il voto elettronico; di successo in successo è stato esteso l’esperimento alle elezioni politiche per il parlamento nazionale (Bundestag) e europeo nel 2005 quando, con un esposto di due cittadini, venne finalmente invocata la Corte Costituzionale per stabilire la legalità delle procedure elettroniche. La sentenza (3 marzo 2009) fu drastica. Il voto elettronico viola il requisito fondamentale della democrazia ovvero la natura pubblica del voto. Al cittadino, elettore o operatore dei seggi, e al pubblico più generale viene sottratto il fondamentale diritto di conoscere e verificare il processo che porta alla proclamazione degli eletti. Anche Norvegia e Olanda, dopo estese sperimentazioni, hanno dismesso ogni applicazione di voto elettronico. In Estonia Ã¨ stato riconosciuto che l’attuale sistema online, con cui si esprimono oltre il 30% dei voti, ha seri limiti architetturali e lacune procedurali che mettono a repentaglio l’integrità stessa delle elezioni. In Venezuela, secondo la stessa società che gestì il voto elettronico, le elezioni per l’Assemblea costituente del 30 luglio 2017 furono gravate da brogli da parte del governo. Ciò ha permesso la legittimazione del regime violento e antidemocratico e eliminato l’opposizione. Proprio come ammoniva Marco Pannella: «dove c’è strage di legalità e diritto c’è strage di popoli», proprio quel voto è responsabile di una delle più grandi crisi umanitarie e democratiche dei nostri giorni. In Italia nell’ottobre 2017 il referendum sull’autonomia, gestito della Regione Lombardia ha avuto evidenti problemi eppure le società fornitrici delle macchine di voto sono riuscite ad impedire l’accesso a informazioni determinanti per verificare la correttezza delle operazioni elettorali e la completezza degli scrutini.

Il necessario passaggio alla transnazionalità dei Diritti e allo Stato di Diritto, si basa sul Diritto alla Conoscenza. Auspicando l’introduzione nella Carta dei Diritti dell’Uomo dell’ONU il Diritto alla Conoscenza è la base di nuove istituzioni continentali come gli Stati Uniti d’Europa, che non siano solo una burocrazia ulteriore nelle mani dei governi nazionali.  Nel voto cartaceo è incarnata l’esperienza da difendere di un esistente e vivo diritto umano alla conoscenza.

Il Comitato per i requisiti del voto in democrazia (CRVD) impegna i suoi organi e iscritti in una campagna di sensibilizzazione e difesa del voto cartaceo quale strumento per la difesa del Diritto alla Conoscenza e a tal fine promuove una Lega di cittadini ed associazioni per denunciare l‘incostituzionalità del voto elettronico.