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Puntualmente. Inutilmente.

Puntualmente ad ogni nuova elezione i dati dell’affluenza, sempre più magri, per sostenere la tesi dell’utilità, se non della necessità, del voto elettronico. Portando sempre i soliti esempi aneddotici (che ormai si sono ridotti ad Estonia e Sud Corea).

Ricordiamolo. Pur dopo anni di sperimentazioni non esiste alcuna evidenza scientifica che stabilisca un legame, se non negativo, tra voto elettronico e affluenza al voto.

E’ invece scientificamente chiaro il legame distorsivo, e talvolta manipolativo, che l’introduzione del voto elettronico ha generato in alcuni paesi (tra cui proprio l’Estonia).

Il problema del voto elettronico non è mai “se” farlo, ma “farlo bene”, farlo cioé in modo che dal voto in quanto tale non vengano meno quelle caratteristiche determinanti per considerarlo libero.

Ad oggi, nessuno schema di voto “mediato completamente da sistemi tecnici” presentato, eguaglia il voto cartaceo. Questo è un dato di fatto oggi ineliminabile.

Come sempre la posizione del CRVD è favorevole all’applicazione del voto elettronico in tutte le realtà in cui i vantaggi ottenibili dal manipolare la votazione siano inferiori e possibilmente notevolmente inferiori al costo di una efficace manipolazione. Non è quindi un fattore tecnico in gioco ma essenzialmente di valutazione del rischio/opportunità.

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