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Non esistono più gli informatici di una volta.

di Emmanuele Somma (segretario CRVD)


Ho provveduto a dare risalto alla recente mozione dei gruppi di informatica e ingegneria informatica sulla sperimentazione del voto elettronico in Italia.

Leggendo il testo mi è venuto di sorridere per alcune affermazioni abbastanza atipiche. In mezzo ad una serie, ragionevole, di considerazioni di natura tecnologica, la mozione adotta due passaggi che, dal mio punto di vista, sono da considerare molto attentamente.

Il primo è: «Il voto è soprattutto un esercizio sociale, prima che un fatto tecnico e tecnologico, al termine del quale è assolutamente fondamentale, per la tenuta della democrazia, che tutti gli interessati, soprattutto quelli sconfitti, accettino razionalmente il risultato finale come affidabile e veritiero.»


Il secondo è: «Queste considerazioni sono proprio quelle alla base della decisione della Corte Costituzionale tedesca di sancire la non costituzionalità in Germania del voto elettronico»


Non so a voi, ma a me fa venire un senso di straniamento l’idea che dei tecnici (la cui qualità è indubitabile e, forse, proprio perché la cui qualità è indubitabile), tirino in mezzo ad un /propria/ argomentazione, affermazioni di natura sociale o giuridica.
Per me, che non da oggi ho sostenuto che la tecnologia non potesse mai nascondersi dietro la propria presunta medietà scientifica ma dovesse sempre caricarsi il peso della responsabilità delle proprie realizzazioni, questo è un segnale particolarmente consolante.
Non è un caso che avvenga su un tema come il voto elettronico.

Quando nel 2018 fondammo il CRVD e scegliemmo il tema del voto elettronico, e determinammo proprio nella Sentenza della Corte Costituzionale tedesca il /punto di caduta/ di quest’incrocio tra tecnologia, società e democrazia, non fu assolutamente un caso. Il fatto che oggi questi tecnici sentano di dover integrare le proprie argomentazioni è segno che qualcosa forse è cambiato.

La responsabilità sociale della tecnologia, e in particolar modo della scienza dei computer, è oggi -e sempre sarà nel futuro- il tema centrale del dibattito culturale e politico. Ormai tutto dipende da quello, specie se si crede che la frontiera tra organico e tecnico sia porosa o addirittura inesistente. Umano e tecnico sono molto meno distanti di quello che uno solitamente pensa.
Potrei dire che con quella mozione il CRVD ha completato il proprio ciclo. Per ricordare, al tempo della fondazione del CRVD le contestazioni degli informatici contro il voto elettronico erano solo rappresentazioni muscolose de «La mia scienza/tecnica/conoscenza è migliore della tua» che non creavano altro che un battibecco, peraltro in posizione di inferiorità, visto che al governo c’erano persone ben disposte a barare e mentire (come il CRVD ha più volte dimostrato), pur di avere ragione.

Avevamo visto giusto quindi. Ma questo è solo l’inizio. La strada per ricucire la lacerazione tra uomo e tecnica, che ha origini lontane nella società, è ancora lunga e passa da tanti esempi, come questo, che dovremo stanare, ad uno ad uno, con pazienza.

https://blog.crvd.org/mozione-sul-voto-elettronico/

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