venerdì 18 giugno 2004
Curatore:Mazzucchelli, Don Pinuccio Fonte: CulturaCattolica.it
Referendum Revocatorio del 15 Agosto 2004: i voti saranno registrati, scrutinati, computerizzati e totalizzati mediante l’utilizzo di macchine Olivetti, modello MAEL 205, disegnate e progettate come terminali per lotterie.
Lo scorso dicembre, una nota dirigente di una società civile che difende i votanti in California, Bev Harris, autrice del libro: “La scatola nera da votare”, ha provocato uno scandalo che non è ancora cessato.
Con documenti alla mano, Harris, ha dimostrato che una sussidiaria di una delle più grandi fabbriche del mondo di macchine di votazione, “touch screen”, Diebold Electoral Systems Inc., denominata Global Election Systems, ha incluso, tra i suoi gerenti, un trafficante di cocaina, un uomo accusato di transazioni fraudolente nella borsa di New York, ed un programmatore che era stato arrestato per invasioni illegittime di software e falsificazione di registri in computer. Quest’ultimo, Jeffrey Dean, ha programmato il codice che ha scrutinato centinaia di migliaia di voti che si sono suffragati ad ottobre, in occasione del referendum revocatorio del Governatore della California.
Una verifica posteriore delle macchine della Diebold, in 17 contee, non ha registrato un solo esempio con software o codice certificato dalla Federal Election Commission. 14.000 macchine di votazione sono state ritirate dal sistema in California.
Si sono proliferati casi, come questo, che hanno provocato una revisione della limitata automatizzazione intrapresa negli Stati Uniti. Solo una quinta parte del sistema elettorale, della maggiore potenza del mondo, in campo tecnologico, è automatizzata. Il prestigioso economista, Paul Krugman, fa la seguente riflessione sul devastante effetto che potrebbero avere le macchine di votazione: “Immaginate questo, a novembre, il candidato che secondo le statistiche si trova all’ultimo posto, ottiene una clamorosa vittoria, però, in tutti i centri di votazione, dove ottiene i migliori risultati di quelli pronosticati, i voti sono stati suffragati con macchine touch screen! Quale sarebbe il danno che questo provocherebbe a questa nazione? Per sfortuna la storia è completamente plausibile.”.
Ci possiamo porre la stessa domanda noi venezuelani con la differenza che, negli Stati Uniti, è possibile contrastare il risultato delle macchine di votazione, con sistemi manuali o semi manuali, che prevalgono nei 50 Stati dell’Unione. In Venezuela, il 97% dei voti, saranno registrati utilizzando macchine, scrutinati da macchine, computati da macchine, totalizzati da macchine e trasmessi, ai tecnici del CNE, da macchine. Nonostante ciò, si nega la possibilità di ispezionarle. Non esiste paese al mondo che sottoponga le sue istituzioni fondamentali ad un sistema così vulnerabile.
Antecedenti
Non è facile capire la spessa matassa politica di interessi economici che si sono tessuti attorno a Smartmatic, perché non esistono riferimenti né precedenti. Le falle visibili e le debolezze, che caratterizzano questa piccola compagnia, fondata solamente quattro anni fa, da ingegneri appena laureati, aumentano a livelli spaventosi, quando si analizzano reti di famiglie, sponsor politici e beneficiari, tutti connessi, come indicato dal loro slogan. La nascita di Smartmatic, come unità tecnologica, che stabilirà il futuro del paese, si spiega solamente con il caos nel quale ci troviamo. Come poter capire, ad esempio, che tra la maggioranza del CNE, composta da professionali venezuelani, i cui antecedenti facevano presupporre un certo livello di sensibilità, si sia fatta strada l’idea di scartare un sistema acquisito, solo cinque anni fa, con un investimento di circa $ 200 milioni, per ricominciare da zero, con un nuovo sistema che non è mai stato provato in nessun paese al mondo? Per questo è necessario ricapitolare sulle origini di Smartmatic, così come sui conflitti d’interesse, che emergono da ogni parte di questo affare tecnologico, che mettono seri dubbi sulla trasparenza del Referendum Revocatorio.
Immediatamente dopo i “reparos”, l’automatizzazione diventa una bandiera del Rettore (del CNE), Jorge Rodriguez, che viene appoggiata, lo stesso giorno, sia dal presidente Chavez che dal vicepresidente Rangel, con un entusiasmo travolgente. Nel 1998, lo stesso Rangel, denunciò, in un suo articolo, il prezzo eccessivo delle macchine di votazione avvertendo che, coinvolgere in uno scandalo del genere il massimo organismo elettorale, conoscendo la sua debolezza, equivale a preparare il terreno per qualsiasi avventura!
I timori sono gli stessi ma i motivi sono maggiori.
La lotteria di votazione
Alla complessità dell’automazione e gli enormi rischi che implica il suo controverso uso in ogni parte del mondo, Smartmatic, risponde con l’uso di una piccola macchina da lotteria, che viene prodotta da Tecnost Sistemi Olivetti, in Europa e che ha venduto, in Perù, India e Tunisi. Non c’è congettura né speculazione. Le macchine con le quali noi venezuelani decideremo il nostro destino, il 15 agosto, sono macchine da lotteria, come quelle di Perù, India e Tunisi. In Tunisi sono state acquistate da Promosport, in società con il Ministero dello Sport di quel paese, e in India sono state acquistate da due compagnie specializzate in giochi di scommesse, azzardo e intrattenimento, denominate Dhan Dhana Dhan Infotainment e, l’altra, Best & Co.
L’interesse di Smartmatic e del Rettore Jorge Rodriguez, nell’offrire all’elettorato venezuelano un terminale di lotteria, come mezzo per esercitare il proprio diritto al voto, si dimostra con l’invenzione di un modello differente da quello che riconosce la firma produttrice.
Smartmatic ha informato i media che l’Olivetti aveva già consegnato 12.000 macchine, modello AES-300, che non esistono nella linea di produzione di Tecnost Sistemi Olivetti, né in nessun’altra parte del mondo. Le macchine di votazione, che Smartmatic avrebbe acquistato dalla Olivetti, corrispondono al modello MAEL 205, che l’azienda ammette di avere sviluppato un anno fa e che, tra l’altro, vengono offerte come terminale per lotterie. Non è una congettura né una speculazione, lo ripetiamo, è la stessa azienda che lo afferma, in una dichiarazione alla stampa, che ha fatto circolare in Europa lo scorso 15 aprile, in cui si danno i dettagli del contratto con Smartmatic, che includono questi terminali di lotteria!
MAEL 205, indica la promozione della Olivetti: “è una famiglia di terminali super compatti e completamente accessoriati, concepiti per l’automazione di organizzazioni di lotterie e scommesse. Lo spazio che occupa è poco più di 22 x 31 centimetri. Disegno innovativo, facilità di uso fanno sì che questo terminale sia appropriato per qualsiasi punto vendita”.
Questa macchina da lotteria viene prodotta da Tecnost Sistemi Olivetti, a Carsoli, che dista 70 km da L’Aquila, provincia dell’Abruzzo e non a Roma, come detto da Smartmatic.
In questo scenario bucolico italiano si scommette per il destino del nostro paese.
Ci sono altre parti del contratto, tra Tecnost Sistemi Olivetti e Smartmatic, che attirano l’attenzione. La consegna, secondo quello che segnala la Olivetti: si effettuerebbe durante questa estate. L’estate finisce ufficialmente il 21 settembre. In base a questo contratto tutti i terminali, (non macchine di votazione), saranno consegnati entro tre mesi dopo la firma. Non si indica quando si è firmato il contratto o quando si effettuerà la consegna. L’Olivetti adempierà a questo ristretto periodo di tempo, adattando il Modello MAEL 205, creato lo scorso anno, (lo scorso anno!). Riconoscono che il tempo previsto per la consegna è “molto ristretto” e, se ci fossero ancora dei dubbi, sul concetto di sperimentazione che propongono per il Venezuela, il comunicato della Olivetti lo spiega eloquentemente: “Con questa nuova applicazione, (in Venezuela), aggiungiamo quindi il voto elettronico al rango di specializzazioni offerte dai terminali di Tecnost Olivetti”.
Mercoledì, 18 febbraio u.s., il giornalista Eugenio Martinez, di “El Universal”, ha dato la seguente informazione: “Il Presidente della Giunta Nazionale Elettorale (JNE), Jorge Rodriguez, ha spiegato che l’acquisto delle unità di votazione prodotte dal consorzio SBC, costerebbe allo Stato venezuelano $ 57.968.040”. Però, nella dichiarazione ufficiale, che l’Olivetti offre ai media europei e che è pubblicata nella sua pagina Web, in inglese e in italiano, da Finanza On-Line, l’azienda assicura che il contratto per i “terminali di voto elettronico” è di $ 24 milioni, (“del valore di 24 milioni di dollari, per la fornitura complessiva di 20.000 terminali di voto elettronico in Venezuela”). La differenza, tra l’una e l’altra dichiarazione, è di circa $ 34 milioni. Jorge Rodriguez, non ha lasciato dubbi sull’obbiettivo del contratto, visto che si è riferito a “unità di votazione”.
Non sono le uniche discrepanze tra ciò che è stato detto dal Rettore e quello che, invece, sostiene Tecnost Olivetti in Europa.
I dirigenti della Olivetti dovranno chiarire perché il Venezuela viene usato come un esperimento azzardato con i terminali di lotteria.
o.ochoa@worldnet.att.net
“El Universal”
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