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La scheda online è sicura?

Voto elettronico – Il progetto di introdurre la partecipazione alle tornate elettorali via web si scontra con la preoccupazione di intrusioni esterne e di manipolazione dei risultati

/ 11.02.2019 
di Marzio Rigonalli su
https://www.azione.ch/attualita/dettaglio/articolo/la-scheda-online-e-sicura.html

Avremo presto la possibilità di votare tramite smartphone, tablet o computer? Il voto elettronico diventerà presto la terza possibilità di dichiarare la nostra volontà in caso di votazioni ed elezioni, accanto al voto che possiamo già esprimere per corrispondenza, o recandoci alle urne?

La questione è diventata d’attualità in seguito a due recenti fatti. Il primo risale a dicembre, quando il Consiglio federale ha mandato in consultazione un progetto di modifica della legge federale sui diritti politici. La modifica prevede l’introduzione dell’e-voting e la consultazione durerà fino alla fine del prossimo aprile. Il secondo fatto risale a gennaio ed è stato l’annuncio di un’iniziativa popolare che vuole contrastare il progetto e che chiede di proibire l’e-voting finché non sarà sicuro e protetto da possibili manipolazioni. L’iniziativa è denominata «Per una democrazia sicura ed affidabile» e prevede una moratoria di almeno cinque anni. La raccolta delle firme dovrebbe iniziare già questo mese. Il comitato promotore dell’iniziativa è presieduto dal consigliere nazionale lucernese Franz Grütter (UDC) e comprende politici di altri partiti, nonché professionisti attivi nel settore informatico.

Che cosa si è fatto finora per favorire il voto elettronico? Gli esperimenti sono iniziati nel 2004 ed hanno coinvolto una quindicina di cantoni, per più di trecento votazioni ed elezioni. Oggi dieci cantoni propongono l’e-voting ad una parte del loro elettorato. In cinque (FR, BS, SG, NE, GE) sono ammessi alle prove sia gli svizzeri all’estero che gli aventi diritto di voto domiciliati in Svizzera; in cinque cantoni (BE, LU, AG, TG, VD) possono votare per via elettronica soltanto i residenti all’estero. Alcuni cantoni hanno rinunciato a queste sperimentazioni, Uri e Soletta per esempio. L’ultimo in ordine di data è il canton Giura, il cui parlamento, pochi giorni prima di Natale, ha rifiutato d’introdurre questo nuovo strumento nella legge sui diritti politici.

La coordinazione di tutte le sperimentazioni è assunta dalla Cancelleria federale. Il cancelliere Walter Thurnherr ha investito molte energie nel progetto ed è determinato a portarlo a buon fine. Per questo vien chiamato anche «Mister e-voting». I cantoni, però, rimangono autonomi. Spetta a loro decidere se e quando vogliono testare l’e-voting e attraverso quale sistema intendono proporlo. Sono due quelli che vengono utilizzati dai cantoni: quello del canton Ginevra e quello della Posta svizzera, ma in realtà presto uno solo rimarrà attivo. Lo scorso novembre, per ragioni apparentemente soltanto finanziarie, Ginevra ha deciso di non sviluppare più il suo sistema e di rinunciare, a partire da febbraio del 2020, a gestire un sistema proprio. I costi per lo sviluppo e la gestione sono elevati ed i cantoni che avevano adottato il sistema di Ginevra non hanno accettato di parteciparvi finanziariamente. La rinuncia di Ginevra ha costretto alcuni cantoni ad orientarsi verso il sistema della Posta svizzera ed ha sicuramente inferto un duro colpo a tutto il progetto dell’e-voting.

Sulla base delle esperienze degli ultimi quindici anni, il Consiglio federale ha ritenuto che il voto elettronico abbia ormai raggiunto un livello di sicurezza tale da poter essere introdotto come terza possibilità di espressione della volontà popolare nelle votazioni e nelle elezioni, accanto al voto di persona ed al voto per corrispondenza. E come è ormai tradizione, ha messo il suo progetto in consultazione. Agendo così, il governo federale ha risposto ad un’esigenza legata allo sviluppo ed al divenire delle nuove tecnologie, nonché ad una storica rivendicazione degli svizzeri all’estero. Sono anni che la Quinta Svizzera, per ovviare ai non pochi ostacoli di distanza e di tempo legati al voto tradizionale, chiede di poter votare elettronicamente. È una rivendicazione legittima, anche se, in realtà, tocca poco più di alcune decine di migliaia di persone. Le statistiche indicano che su 750 mila svizzeri all’estero soltanto il 5 per cento partecipa regolarmente alle votazioni ed alle elezioni.

Le intenzioni del Consiglio federale si scontrano con un diffuso scetticismo nei confronti del voto elettronico. Partendo dalle notizie di attacchi informatici e di dati piratati, diffuse quasi quotidianamente, molti cittadini si chiedono se l’e-voting sia sufficientemente sicuro, ossia se l’espressione della volontà popolare venga protetta e garantita nello stesso modo come avviene con il voto tradizionale. Sono ancora ben presenti gli attacchi informatici subiti dal Dipartimento federale degli esteri e dalla Ruag, la società controllata dalla Confederazione e specializzata nell’industria delle armi. Tra i scettici, gli uni vorrebbero poter verificare le fasi principali del voto senza dover disporre di particolari competenze informatiche, e non sono certi di poterlo fare; gli altri sostengono che a contare i voti non saranno più i semplici cittadini come avviene ora, bensì un ristretto gruppo di esperti addetti alla conta, di cui ci dobbiamo fidare. I più pessimisti pensano che troppi sono i rischi che gravano sul voto elettronico, soprattutto per quanto riguarda l’affidabilità del risultato finale, e che pochi sono i vantaggi che ne deriverebbero. Ne approfitterebbe soltanto una minoranza di cittadini, soprattutto gli svizzeri residenti all’estero e le persone con disabilità. Infine, alla lista degli scettici conviene aggiungere anche chi sostiene che l’e-voting non aumenterebbe la partecipazione al voto e chi invita a guardare oltre le frontiere nazionali ed a ispirarsi a quei paesi, come per esempio la Francia e la Norvegia, che hanno sospeso i loro progetti o addirittura rinunciato al voto elettronico.

La certezza che i nostri clic non verranno hackerati è fondamentale prima di poter introdurre il voto elettronico. È in gioco l’attendibilità dei risultati delle votazioni e delle elezioni e, in fin dei conti, la credibilità della democrazia attraverso il voto popolare. Manipolazioni accertate, o soltanto sospettate, minerebbero la legittimità di una decisione popolare e porterebbero un grande pregiudizio all’esercizio democratico. Il lancio dell’iniziativa «per una democrazia sicura ed affidabile» è opportuno e potrebbe rivelarsi molto utile per la formazione della volontà popolare. Se verranno raccolte le firme necessarie, fautori e scettici dell’e-voting avranno la possibilità di dibattere, di affrontare i numerosi problemi insiti in questa tematica e di rispondere alle tante domande che oggi vengono poste. Le nuove tecnologie non vanno rifiutate a priori; presentano agevolazioni e vantaggi accertati ed indiscussi. Devono però tener conto delle esigenze del convivere democratico e vanno adeguate ai valori su cui si fonda questo convivere.

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